Al WeGil di Roma, apertura al pubblico 8 dicembre 2022 fino al 26 marzo 2023

Dall’8 dicembre 2022 al 26 marzo 2023, il WeGil di Roma, hub culturale della Regione Lazio a Trastevere, ospita mostra retrospettiva FRANCO ANGELI-Opere 1958-1988.

La mostra, promossa dalla Regione Lazio e realizzata da LAZIOcrea, è curata da Silvia Pegoraro e nasce da un’idea del gallerista e collezionista Aldo Marchetti, in collaborazione con l’Archivio dell’Opera di Franco Angeli di Roma (presieduto da Maria Angeli, figlia dell’artista), con l’obiettivo di promuovere la conoscenza di questo grande artista romano, operativo nella seconda metà del xx secolo, per lungo tempo quasi ignoto al grande pubblico, benché molto amato da studiosi e collezionisti.

La mostra intende, quindi, configurarsi come percorso antologico, attraverso 74 opere uniche di Angeli (tra cui interessanti inediti), tutte provenienti da collezioni private: dagli esordi informali del 1957-58 al figurativismo geometrico e metafisico degli anni ’80, sino 1988, anno della sua scomparsa.

Franco Angeli è una figura chiave di quella nuova generazione di pittori romani venuta impetuosamente alla ribalta all’aurora degli anni ’60: una generazione artistica “di maturazione precoce e con caratteri più organici e compatti delle due precedenti”, come scrive all’epoca il critico Cesare Vivaldi.  Vivaldi fa alcuni nomi, soffermandosi in particolare proprio su quelli di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano: tre degli artisti che meglio caratterizzano la cosiddetta “scuola di Piazza del Popolo”, spesso fatta coincidere con la “Pop Art italiana”, o con il suo settore maggioritario.

Quella di Angeli è una pittura influenzata all’inizio del suo percorso – alla fine degli anni ’50 – dall’espressività materico-gestuale dell’Informale, ma ben presto tendente al monocromo, al silenzio apparente della tela trasformata in schermo quasi neutro, appena animato da segni leggeri, da lievi vibrazioni luminose, o da forme leggibili in trasparenza: un intrigante velamento del soggetto, dopo l’esuberanza dell’Informale.

La velatura dei dipinti diventerà per Angeli – nella prima metà degli anni ’60 – un nodo stilistico e tematico centrale. La sua tecnica del velare le opere con garze e tessuti translucidi è agli antipodi del velo come “impacchettamento” dell’oggetto nell’eccedenza visiva del cellophane, tipico della cultura di massa contemporanea, che è al centro della poetica della Pop Art. Angeli affronterà poi la necessità del dare forma all’informe, cercando di riportare la pittura alle proprie apparenze figurali, seguendo la via di quella “metafisica dentro la fisica” indicata da De Chirico e Savinio, che si farà sempre più evidente nel suo lavoro degli anni Settanta e Ottanta.

L’oggetto o il frammento della vita urbana, tra storia e attualità, si riaffacceranno sulla scena della pittura, resi con una plasticità di gusto tutto europeo e italiano, singolarmente vicino proprio al gusto che fu della Metafisica. Dal ’72 faranno la loro comparsa, nell’universo figurale di Angeli, le immagini di aeroplani, obelischi, piramidi, figure geometriche, piccoli paesaggi, che a partire dal ‘75 risulteranno sempre più immersi in uno spazio metafisico, la cui natura andrà ulteriormente chiarendosi e approfondendosi negli anni Ottanta, insieme allo studio e all’influenza dei “valori plastici” di Sironi, Scipione, Mafai. La propria esperienza artistica, Angeli la intende come azione nel presente, ma radicata in un saldo territorio memoriale. Basti pensare alle parole dello stesso artista: “i miei primi quadri sono la testimonianza del contatto quotidiano con la strada.

Vidi i Ruderi, le Lapidi, simboli antichi e moderni come l’Aquila, la Svastica, la Falce e Martello, obelischi, statue, Lupe Romane sprigionare l’energia sufficiente per affrontare l’avventura pittorica”. Svastiche, falci e martelli, lupe capitoline e bandiere, l’aquila del Quarter Dollar e dell’Half Dollar, croci, stemmi, iscrizioni lapidarie, epigrafi romane, segni tratti dai graffiti sui muri, collegano Angeli al contesto dell’iconosfera urbana (questo il titolo della sezione della Biennale di Venezia del 1978 alla quale partecipò) : l’artista li interpreta come icone di araldica intensità ed essenzialità, di forte impatto visivo, giocate su poche tinte e poche forme, nette e contrastate, Franco Angeli è uno di quegli artisti che si sforzano di dare una dimensione pubblica, civile, politica, al loro messaggio artistico; che tentano di infrangere la barriera elitaria del linguaggio poetico; che non hanno paura di contaminazioni ma cercano anzi, in nome di una coscienza collettiva di cui si sentono parte, una assunzione di responsabilità ideologica, senza rinunciare alla loro funzione di liberi ricercatori. Angeli ha sempre espresso “una volontà di trasformazione e di lotta”, che ha caricato la sua pittura di intensa polemica politica e di critica sociale, soprattutto tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70.

Nella “Pop Art” di Angeli, alla consapevolezza degli stereotipi visivi legati alla civiltà dei consumi si sovrappone il senso di una tradizione millenaria, piena di chiaroscuri, che ha il suo fulcro nella città di Roma. L’assoluta originalità del Pop di Angeli sta in una “maniera” tutta italiana, fondata su complesse stratificazioni culturali: un modo di forgiare immagini in cui all’araldica secchezza definitoria delle icone si unisce una profonda attrazione per la materia pittorica, elaborata e preziosa.

Un repertorio d’immagini, quello di Angeli, dove anche gli elementi logorati dall’uso e dalla ripetizione sono rinnovati dall’intensità della totale autografia/autobiografia, che recupera tutta l’espressività istintiva e caratteriale della linea come scrittura autografa, unendola alla sontuosità della materia-colore. Viva testimonianza, questa, di come ogni dolore e ogni difficoltà Angeli sapesse riscattarli “nella febbre del dipingere”, come scriveva Cesare Vivaldi.

Anche la poesia è dunque presente nel lavoro di Angeli, profondamente attratto dalla scrittura e della parola poetica, e amico di poeti di grande valore, quali Nanni Balestrini, Elio Pagliarani, Sandro Penna, e lo stesso Cesare Vivaldi, i cui testi accompagnavano spesso le opere di Angeli nei cataloghi delle sue mostre.

NOTA BIOGRAFICA

Giuseppe Angeli, noto in arte come Franco Angeli, nasce a Roma, nel quartiere San Lorenzo, il 14 maggio 1935, da una famiglia del popolo di solida tradizione antifascista e socialista. Angeli vive la sua infanzia e adolescenza, dopo San Lorenzo (dove assiste al terribile bombardamento del 19 luglio 1943), a Borgo Pio, poi in Via Angelo Brunetti.

Nel caos della guerra interrompe le scuole elementari, e a causa della morte del padre e delle precarie condizioni di salute della madre inizia invece a lavorare, come facchino ai mercati, come garzone di barbiere e poi di lavanderia, e in seguito da un tappezziere per automobili e da un carrozziere.

Nel 1949 la morte della madre lo segna profondamente. Da questo momento si prende cura di lui il fratello maggiore Otello, sindacalista e poi segretario della sezione del Partito Comunista di Cinecittà. Comincia a dedicarsi ai primi esperimenti artistici da autodidatta, tra il ’55 e il ’57. Frequenta lo studio dello scultore Edgardo Mannucci, dove vede lavori di Burri che influenzano fortemente la prima fase della sua poetica, di natura astratto-informale e materica.

Angeli aderisce al Partito Comunista nella sezione di Campo Marzio, e nel 1955 conosce prima Tano Festa e poi Mario Schifano, con i quali stringe un rapporto di profonda e solida amicizia.

Li accomuna l’estrazione popolare e quindi un senso della realtà molto forte, la frequentazione degli stessi luoghi, e l’esigenza di andare oltre le esperienze informali.  Fanno parte a pieno titolo di quella che verrà definita la “Scuola di Piazza del Popolo”. Nel 1959 partecipa alla sua prima collettiva, alla Galleria La Salita di Roma, con Festa e Uncini.

Nel 1960, sempre alla Salita, tiene la sua prima personale, presentata da Cesare Vivaldi. All’inizio degli anni ’60, la sua poetica si muove verso la figurazione: icone e frammenti di simbologia storica e collettiva, simboli culturali e ideologici come croci, falci e martello o svastiche, le lupe capitoline, le aquile americane e romane.

Queste immagini, in apparente consonanza con le trionfanti tendenze pop, consacrano Angeli sulla scena internazionale dell’arte, dominate dalle iconografie del pop statunitense, nel frattempo esplose alla Biennale di Venezia del 1964, ma in realtà se ne distanziano profondamente.

Lo stesso Angeli partecipa alla Biennale del trionfo pop, presentato da Maurizio Calvesi, ma in una lettera autografa scrive: “sono in grado di affermare di non avere mai dipinto un quadro nello spirito della Pop Art”.

Gli anni 1968/70 sono per Angeli anni di grande impegno politico e ideologico, che si protrarrà per tutti gli anni ’70, durante i quali l’artista si batte anche contro la guerra del Vietnam, rappresentandone gli orrori. Nel ’72 fanno la loro comparsa, nell’universo figurale di Angeli, le immagini di aeroplani, obelischi, piramidi, piccoli paesaggi, che diventeranno motivi dominanti di questi anni. A partire dal 1973 si fa strada una nuova visione più analitica, e il pittore si indirizza verso forme più geometriche, sempre più marcate da campiture regolari e contorni netti. Dal 1975 si rafforza la scelta di una figurazione che sembra immergere gli oggetti in uno spazio metafisico, evidente nei lavori esposti alla X Quadriennale di Roma.

Sempre nel 1975 conosce la giovane nobildonna romana Livia Massimo Lancellotti, che diviene sua compagna di vita e nel ’76 gli dà l’unica figlia, Maria.

Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, nella sezione, L’iconosfera urbana, dove presenta anche un cortometraggio. Negli anni ‘80 si va approfondendo la natura neometafisica della ricerca visiva di Angeli, mentre le sue opere svelano anche lo studio e l’influenza di Sironi, Scipione, Mafai. Nel 1984 compare nei suoi lavori la figura di un pupazzo disarticolato, forse emblema dell’artista stesso, che, come una marionetta, è in balia dei fili imperscrutabili del destino.

Franco Angeli si spegne a Roma il 12 novembre 1988, all’età di 53 anni, i suoi funerali si sono svolti presso la chiesa di Santa Maria del Popolo, che custodisce l’opera di Caravaggio, La conversione di San Paolo, molto ammirata e amata da Angeli.

Catalogo Edizioni Grafiche Turato, con testi di Laura Cherubini e Silvia Pegoraro (curatrice della mostra), e alcuni appunti inediti di Franco Angeli.

Titolo mostra: Franco Angeli – Opere 1958-1988

Dove: WEGIL – Trastevere, Largo Ascianghi 5, Roma

Apertura al pubblico: 8 dicembre 2022

Biglietti: Intero 6 euro; ridotto 3 euro (18-26 anni, over 65)
Gratuito under 18, potatori handicap e accompagnatore e possessori di LAZIO YOUth CARD che offre opportunità e agevolazioni agli under 30 residenti o domiciliati nella Regione Lazio.
Acquisto biglietti online su www.liveticket.it/wegil

WEGIL Trastevere:
Info: www.wegil.it;
Email: info@wegil.it
tel: 334 6841506 (tutti i giorni ore 10 -19)
Twitter: wegiltrastevere

Ente promotore: Regione Lazio

Organizzazione: LAZIOcrea S.p.a. in collaborazione con galleria Marchetti e Archivio dell’Opera di Franco Angeli di Roma

A cura di: Silvia Pegoraro

Catalogo: Edizioni Grafiche Turato, con testi di Laura Cherubini e Silvia Pegoraro (curatrice della mostra), e alcuni appunti inediti di Franco Angeli.

WeGil è sostenuto da: Terna S.p.a.

Ufficio Stampa: Maurizio Quattrini: 338.8485333 – maurizioquattrini@yahoo.it

Resta aggiornato sui nostri prossimi eventi

Tratteremo i dati personali che ci hai fornito in conformità con la nostra politica sulla privacy.