passeggiate, apparizioni e tecniche miste

a cura di Silvia Pegoraro

3 febbraio – 5 marzo 2011

Giovedì  3 febbraio 2011, alle ore 18.30, inaugurerà presso la Galleria d’arte Marchetti di Roma la mostra TURCATO – …POI FORSE QUALCHE VOLTA SI VEDE UN LEONE –  passeggiate, apparizioni e tecniche miste  (a cura di Silvia Pegoraro, ): 22 opere su carta, realizzate con varie tecniche, tutte provenienti dall’ARCHIVIO TURCATO di Roma, e datate dal 1950 al 1989.
Catalogo in galleria (Edizioni Grafiche Turato, Padova).

Martedì 24 gennaio 1995 il “New York Times” annunciava la morte di Giulio Turcato, avvenuta domenica 22 gennaio a Roma, definendolo uno dei più importanti esponenti dell’avanguardia postbellica italiana. In effetti, qualsiasi fase produttiva e qualsiasi tipologia di lavoro della lunga parabola artistica di Turcato si vogliano prendere in esame, sarà facile constatarne la grande originalità e l’assoluta peculiarità stilistica, tali da consentirne l’immediata attribuzione al suo autore anche da parte di chi non sia un grande conoscitore d’arte contemporanea. Tutto ciò risulta evidente anche nella mostra in programma presso la Galleria Marchetti di Roma a partire dal 3 febbraio  prossimo, e visitabile fino al  5 marzo.

Si tratta di  22 tempere e tecniche miste su carta, tutte provenienti dall’Archivio Turcato di Roma: da un bellissimo esemplare della serie Rovine di Varsavia del 1950, che ancora risente della particolarissima figurazione stilizzante dell’artista, all’elegante e magica policromia astratta di Trasversale, del 1989.

Negli anni compresi tra queste due date, troviamo alcune splendide Composizioni, tra cui due Composizioni con soldi (1954) , i celebri collage con le banconote,  o quelle altrettanto celebri con i Timbri, degli anni ’60. Negli anni ’70 si sviluppa il raffinato studio sul cangiantismo dei materiali in rapporto alla luce e al punto di vista dello spettatore (Composizione cangiante, 1971), insieme a una sempre più intensa e complessa interazione tra materia, forma e colore (come nella Composizione del 1975) , sino ad arrivare agli inediti prodigi cromatici degli anni ’80, evidenti in opere come Fantastico (1986), o Trasmigrazione (1986).

La mostra costituisce un affascinante percorso attraverso la maturità artistica di Turcato, che ci svela tutta la freschezza e l’inesauribile curiosità del suo spirito di ricerca, quella sorta di nomadismo interiore che lo stesso artista ha mirabilmente definito in un passo del suo scritto Autoritratto, del 1981 (riprodotto in catalogo) : Mi piace camminare in mezzo alla gente, e tutto quello che succede è il mio programma”.

Turcato ha arricchito il ‘900 artistico del proprio inimitabile linguaggio, facendo della forma-colore la ragione di una ricerca inesausta, di una sperimentazione durata sino ai suoi ultimissimi anni di vita.

E’ stato un esploratore straordinario, che ha fatto dell’arte il codice per interpretare il mondo in tutti i suoi aspetti, dalla biologia all’entomologia, dalla fisica all’astronomia: tutto diventa occasione per nuove invenzioni di forme e colori che ridefiniscono l’immaginario umano, individuale e collettivo, nel momento stesso in cui interpretano i vari modelli di conoscenza.

Il suo spirito di avventura ed esplorazione intellettuale, il suo nomadismo interiore, hanno permesso a Turcato di conseguire  una cifra espressiva unica e inconfondibile, che ha lasciato una traccia indelebile sulla via dell’arte moderna e contemporanea.

Una curiosità per la vita e per l’arte, quella che Turcato esprime, carica di un gusto per l’apparizione dell’imprevisto e del nuovo, che per noi purtroppo è sempre più difficile da trovare e a anche da comprendere.

Ne costituisce una bella metafora un altro passo dello scritto autobiografico Autoritratto, da cui è ricavato anche il titolo di questa mostra romana: “In fondo vedo il mondo come si vede nelle riprese cinematografiche sull’Africa: orde di elefanti poi seguite da altre bestie, e poi forse qualche volta si vede un leone…” .

NOTA BIOGRAFICA

GIULIO TURCATO (Mantova, 1912 – Roma, 1995)

Considerato fra i maggiori “astrattisti” del Novecento europeo, Giulio Turcato è tuttavia difficilmente classificabile ed inquadrabile in scuole o tendenze, per le caratteristiche profondamente originali e le cifre stilistiche assolutamente personali di tutta la sua produzione artistica. La sua formazione avviene a Venezia, dove frequenta il Ginnasio e la Scuola d’Arte, poi il Liceo Artistico e la Scuola Libera del Nudo.

Comincia ad esporre nel ’32 in mostre collettive. Dal 1937 si sposta a Milano, dove lavora presso lo studio dell’Architetto Muzio, e in questa città nel ’39 tiene la sua prima mostra personale.

Nel 1942-43 espone alla Biennale di Venezia. Nel ‘43 si trasferisce definitivamente a Roma, dove entra subito nel vivo delle polemiche artistiche, e partecipa anche alla Resistenza: la sua attività si lega infatti sempre strettamente all’impegno sociale e politico.

Nel 1947 fonda il gruppo “Forma 1” con Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, firmando il manifesto del “Formalismo”,  e nello stesso anno aderisce al “Fronte Nuovo delle Arti”, a cui partecipano anche Vedova, Santomaso, Guttuso, Leoncillo, Corpora, Morlotti, Birolli, Franchina, Fazzini, Pizzinato e Viani. Nel 1950 entra nel “Gruppo degli Otto”, promosso da Lionello Venturi, insieme ad Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova.

Nel suo lavoro si evidenzia ben presto la ricerca attenta e profonda sulla natura e la qualità del colore e della luce, e sulla metamorfosi delle forme, insieme all’interesse per le scienze biologiche e fisiche, costante quanto il suo impegno sociale e politico.

Gli anni ’50 lo vedono presente in molte mostre in Italia (a Venezia espone sempre, anche con sale personali, alla Biennale) e all’estero (Parigi, Germania), così come nei decenni successivi – ’60, ’70, ’80 – continuano le sue prestigiose esposizioni  internazionali (New York, Kassel, Londra). Nel 1993 è presente nuovamente, per l’ultima volta,  alla Biennale di Venezia, ospitato nella sezione intitolata “Opera Italiana”.

Mostra: TURCATO – …POI FORSE QUALCHE VOLTA SI VEDE UN LEONE – passeggiate, apparizioni e tecniche miste
A cura di: Silvia Pegoraro
Sede: Galleria d’arte Marchetti, Via Margutta 18/A, Roma
Periodo espositivo:  3  febbraio – 5 marzo  2011
Inaugurazione: giovedì  3 febbraio 2011, ore 18.30
Orari: 10.30-13; 16-19.30 . Chiuso domenica e lunedì mattina
Informazioni: tel/fax 06 3204863 ;  info@artemarchetti.it
 Catalogo:   Edizioni Grafiche Turato, Padova.

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